Corto Maltese, La casa dorata di Samarcanda



Ultimo appuntamento con i cartoni animati di Corto Maltese, realizzati dalla RAI nel 2002. Qui abbiamo "La casa dorata di Samarcanda", adattamento dell'omonimo fumetto

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Corto Maltese, Corte Sconta detta Arcana




Sesto appuntamento con i cartoni animati di Corto Maltese, realizzati dalla RAI nel 2002. Qui abbiamo "Corte Sconta detta Arcana", adattamento dell'omonimo fumetto.

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La Ballata del Vecchio Marinaio (2a parte)


Riprendiamo i magnifici versi di Samuel T. Coleridge e della sua The Rime of Ancient Mariner. Oggi vi propongo la seconda parte, nella quale sono contenuti i versi forse più famosi dell'intero poema: "Water, water, everywhere, Nor any drop to drink!"


SECONDA PARTE

Il sole ora si levava da destra: 
si levava dal mare, circonfuso 
e quasi nascosto fra la nebbia, 
e si rituffava nel mare a sinistra.

E il buon vento di sud spirava ancora dietro a noi, 
ma nessun vago uccello lo seguiva, 
e in nessun giorno riapparve per cibo 
o per trastullo al grido dei marinari.

Oh, io avevo commesso un’azione infernale, 
e doveva portare a tutti disgrazia; 
perché, tutti lo affermavano, io avevo ucciso l’uccello che faceva soffiare la brezza. 
Ah, disgraziato, dicevano, ha ammazzato l’uccello che faceva spirare il buon vento.

Nè fosco nè rosso, ma sfolgorante come la faccia di Dio, 
si levò il sole gloriosamente. 
Allora tutti asserirono che io avevo ucciso l’uccello che portava i vapori e le nebbie. 
È bene, dissero, è bene ammazzare simili uccelli, che apportano i vapori e le nebbie.

La buona brezza soffiava, 
la bianca spuma scorreva, 
il solco era libero: 
eravamo i primi che comparissero in quel mare silenzioso...

A un tratto, il vento cessò, 
e cadder le vele; 
fu una desolazione ineffabile: 
si parlava soltanto per rompere il silenzio del mare.

Solitario in un soffocante cielo di rame, 
il sole sanguigno, non più grande della luna, 
si vedeva a mezzogiorno pender diritto 
sull’albero maestro.

Per giorni e giorni di seguito, 
restammo come impietriti, 
non un alito, non un moto; 
inerti come una nave dipinta sopra un oceano dipinto.

Acqua, acqua da tutte le parti; 
e l’intavolato della nave si contraeva per l’eccessivo calore; 
acqua, acqua da tutte le parti; 
e non una goccia da bere!

Il mare stesso si putrefece. 
O Cristo! che ciò potesse davvero accadere? Sì; 
delle cose viscose strisciavano trascinandosi 
su le gambe sopra un mare glutinoso.

Attorno, attorno, turbinosi, innumerevoli fuochi fatui 
danzavano la notte: 
l’acqua, come l’olio nella caldaia d’una strega, 
bolliva verde, blu, bianca.

E alcuni, in sogno, ebbero conferma 
dello spirito che ci colpiva così: 
a nove braccia di profondità, 
ci aveva seguiti dalla regione della nebbia e della neve.

E ogni lingua, per l’estrema sete, 
era seccata fino alla radice; 
non si poteva più articolare parola, 
quasi fossimo soffocati dalla fuliggine.

Ohimè! che sguardi terribili mi gettavano, 
giovani e vecchi! 
In luogo di croce, mi fu appeso al collo 
l’Albatro che avevo ucciso.


Corto Maltese, Le Etiopiche




Quinto appuntamento con i cartoni animati di Corto Maltese, realizzati dalla RAI nel 2002. Qui abbiamo "Le Etiopiche", adattamento degli albi a fumetti:

  • L'ultimo colpo (include anche "In nome di Allah misericordioso e compassionevole")
  • ...E d'altri Romei e di altre Giuliette
  • Leopardi


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Cucina marinaresca... piratesca!




Quando pensiamo a pirati, corsari e bucanieri lontani dalle burrasche e dalle vele, dagli arrembaggi e dalle cannonate, li immaginiamo seduti in qualche locanda a scolarsi fiumi di rum. Come tutti gli esseri umani, però, dovevano anche mettere qualcosa sotto i denti! Cosa mangiavano i pirati?

Secondo alcune storie che ci sono giunte, sulla cui veridicità ci sarebbe da discutere, ma noi amiamo il mare e le sue leggende, quindi la cosa ci lascia più o meno indifferenti, esistevano dei veri e propri "piatti pirateschi". 
Henry Morgan, ad esempio, pare fosse ghiotto di "Spezzatino Pepperpot": uno stufato di manzo e maiale con una salsa di manioca, ottimo conservante naturale che permetteva a questa pietanza di durare CENTO anni!


C'era poi la "Salsa Pepper Rum", specialità della ciurma di Barbanera: si preparava facendo bollire peperoncino, melassa e rum e facendola raffreddare mettendo del ghiaccio sul coperchio.



Come non ricordare anche i piatti preferiti da Black Bart Roberts: la "Insalata Salmigondis", una ricetta a base di carne, acciughe e senape; e la "Jambalaya alla salsiccia", un piatto simile alla paella a base di riso e carne di maiale.





Troppa carne? Tranquilli, i pirati ovviamente mangiavano anche piatti di mare. Ad esempio lo "Stufato di tartaruga" che veniva preparato con tanto limone, spezie e la carne di tartaruga.



Ricordiamo infine il "Granchio Matoutou", che si preparava bollendo e rosolando i granchi con pancetta, cipolla e manioca.



Quindici uomini sulla cassa del morto



Chiunque abbia letto L'isola del tesoro di Robert L. Stevenson conosce questa canzone. Quantomeno la prima strofa, che compare fin dalla prima pagina del romanzo e che il pirata Long John Silver canta insieme ad altri marinai:

"Quindici uomini sulla cassa del morto
yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!
la bottiglia e il demonio han pensato al resto
yo-ho-ho, e una bottiglia di rum!"

QUI potete ascoltare la versione in italiano

Ma di quali uomini si parla? Quale cassa da morto?
Per scoprirlo bisogna rifarsi a un episodio che vede protagonista il famigerato Barbanera, al secolo Edward Teach. Secondo la leggenda, Barbanera avrebbe punito trenta uomini della sua ciurma, colpevoli di ammutinamento. Dopo averli condotti su un isolotto disabitato delle Isole Vergini, il cui nome era Dead Man's Chest ("Cassa di uomo morto"), li abbandonò là per un mese, lasciando loro soltanto una bottiglia di rum a testa. Quando tornò a riprenderli, ne erano sopravvissuti solo quindici: da lì, l'origine della leggenda di cui parla il testo della canzone.



Una delle versioni più famose è quella di Craig Toungate, che potete ascoltare QUI e della quale vi propongo il testo:

Fifteen men on a dead man's chest
Yo ho ho and a bottle of rum
Drink and the devil had done for the rest
Yo ho ho and a bottle of rum.

The mate was fixed by the bosun's pike
The bosun brained with a marlinspike
And cookey's throat was marked belike
It had been gripped by fingers ten;
And there they lay, all good dead men
Like break o'day in a boozing ken.
Yo ho ho and a bottle of rum.

Fifteen men of the whole ship's list
Yo ho ho and a bottle of rum!
Dead and be damned and the rest gone whist!
Yo ho ho and a bottle of rum!

The skipper lay with his nob in gore
Where the scullion's axe his cheek had shore
And the scullion he was stabbed times four
And there they lay, and the soggy skies
Dripped down in up-staring eyes
In murk sunset and foul sunrise
Yo ho ho and a bottle of rum.

Fifteen men of 'em stiff and stark
Yo ho ho and a bottle of rum!
Ten of the crew had the murder mark!
Yo ho ho and a bottle of rum!

Twas a cutlass swipe or an ounce of lead
Or a yawing hole in a battered head
And the scuppers' glut with a rotting red
And there they lay, aye, damn my eyes
Looking up at paradise
All souls bound just contrariwise
Yo ho ho and a bottle of rum.

Fifteen men of 'em good and true
Yo ho ho and a bottle of rum!
Ev'ry man jack could ha' sailed with Old Pew,
Yo ho ho and a bottle of rum!

There was chest on chest of Spanish gold
With a ton of plate in the middle hold
And the cabins riot of stuff untold,
And they lay there that took the plum
With sightless glare and their lips struck dumb
While we shared all by the rule of thumb,
Yo ho ho and a bottle of rum!

More was seen through a sternlight screen...
Yo ho ho and a bottle of rum
Chartings undoubt where a woman had been
Yo ho ho and a bottle of rum.

'Twas a flimsy shift on a bunker cot
With a dirk slit sheer through the bosom spot
And the lace stiff dry in a purplish blot
Oh was she wench or some shudderin' maid
That dared the knife and took the blade
By God! she had stuff for a plucky jade
Yo ho ho and a bottle of rum.

Fifteen men on a dead man's chest
Yo ho ho and a bottle of rum
Drink and the devil had done for the rest
Yo ho ho and a bottle of rum.

We wrapped 'em all in a mains'l tight
With twice ten turns of a hawser's bight
And we heaved 'em over and out of sight,
With a Yo-Heave-Ho! and a fare-you-well
And a sudden plunge in the sullen swell
Ten fathoms deep on the road to hell,
Yo ho ho and a bottle of rum!

La Ballata del Vecchio Marinaio (1a parte)


Il mare è sempre stato una fonte di ispirazioni per artisti e poeti. Una delle prime poesie, anche se sarebbe più corretto definirlo poema, che ho letto sul mare è stata "La Ballata del Vecchio Marinaio", di Samuel Taylor Coleridge.
The Rime of the Ancient Mariner, questo il nome originale dell'opera, faceva parte di un'antologia poetica che Coleridge scrisse insieme ad un altro poeta, William Wordsworth: le Lyrical Ballads, vero e proprio manifesto del Romanticismo.

La Ballata è divisa in sette parti. Oggi ne pubblico la prima, partendo dalla traduzione dall'originale inglese che ne fece  Enrico Nencioni nel XIX secolo.


PRIMA PARTE

È un vecchio marinaio,
e ferma uno dei tre:
"Per la tua lunga barba grigia e il tuo occhio scintillante,
perché ora mi fermi?

Le porte dello Sposo son già tutte aperte,
e io sono il più stretto parente;
i convitati son già riuniti, la festa è pronta,
puoi udirne l’allegro rumore".

Ma egli lo trattiene con la sua mano scheletrica.
"C’era una nave," dice.
"Lasciami! Non mi toccare, vecchio pazzo dalla barba grigia!"
E quello immediatamente ritirò la mano.

Ma con l’occhio scintillante lo attrae e lo trattiene.
E l’invitato resta immobile,
e ascolta come un bambino di tre anni:
il Marinaio controlla il suo volere.

L’invitato siede su una pietra:
e non può fare a meno di ascoltare.
E così parlò quel vecchio uomo,
il Marinaio dallo sguardo luminoso:

"La nave, salutata, aveva già lasciato il porto,
e lietamente si lasciava
alle spalle la chiesa, la collina,
la cima del faro.

Il Sole si levò da sinistra,
sorgeva dal mare!
Brillò magnificamente, e a destra
ridiscese nel mare.

Ogni giorno più alto, finché
diritto sull’albero maestro, a mezzogiorno..."
L’invitato si batte il petto impaziente,
perché sente risuonare il grave fagotto.

La Sposa è entrata nella sala:
è vermiglia come una rosa;
la precedono, annuendo in cadenza,
i gioiosi musicanti.

L’invitato si batte ancora il petto,
ma non può fare a meno di ascoltare.
E così seguitò a dire quel vecchio,
il Marinaio dall’occhio brillante.

"Ed ecco che sopraggiunse la burrasca,
e fu tirannica e forte:
ci colpì con le sue irresistibili ali,
e, insistente, ci cacciò verso sud.

Ad alberi piegati, a bassa prora,
come chi ha inseguito con urli e colpi
e pur rincorre ancora l’ombra del suo nemico,
a capo chino la nave

correva veloce, la tempesta ruggiva forte,
e ci spingeva sempre piú verso sud.
E poi vennero insieme la nebbia e la neve;
e si fece un freddo terribile:

e ghiacci, alti come l’albero maestro,
ci galleggiavano attorno, verdi come smeraldo.
E attraverso il turbine delle valanghe,
le rupi nevose mandavano sinistri bagliori:

non si vedeva più forma umana o animale -
il ghiaccio era dappertutto.
Il ghiaccio era qui, il ghiaccio era là,
il ghiaccio era tutto all’intorno:

scricchiolava e muggiva, ruggiva ed urlava,
come i rumori che si sentono mancando.
Alla fine un Albatro passò per aria,
venne attraverso la nebbia;

come fosse stato un’anima cristiana,
lo salutammo nel nome di Dio.
Mangiò del cibo che non aveva mai provato,
e volava attorno a noi.

Il ghiaccio a un tratto si ruppe con un tuono,
il pilota potè passare in mezzo a un varco.
E un buon vento del sud ci soffiò alle spalle,
l’Albatro ci seguiva;

e ogni giorno veniva a mangiare e giocare,
chiamato e salutato allegramente dai marinai.
Tra la nebbia o le nuvole, sull’albero o sulle vele,
si appollaiò per nove sere di seguito; 

mentre la notte, attraverso una bianca foschia,
splendeva nel chiarore lunare".
"Che Dio ti salvi, o Marinaio,
dal demonio che ti tormenta! -

Perché hai quello sguardo?" - "Con la mia balestra,
io ammazzai l’Albatro.


Corto Maltese, Sotto la bandiera dell'oro


Quarto appuntamento con i cartoni animati di Corto Maltese, realizzati dalla RAI nel 2002. Qui abbiamo "Sotto la bandiera dell'oro", adattamento degli albi a fumetti:
  • L'angelo della finestra d'oriente
  • Sotto la bandiera dell'oro (intitolato però Il tesoro del Montenegro)
  • Sogno di un mattino di mezzo inverno
  • Côtes de nuit e rose di Piccardia

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Quarantena, il mare torna pulito.

Se c'è una cosa positiva, in tutto questo marasma legato alla quarantena per il Covid 19, riguarda la salubrità ambientale. In particolare, i mari e gli oceani tornano a respirare, a brillare, a vivere. Tolti gli scarichi a mare, la nafta dei traghetti e delle barche, l'immondizia gettata dai passanti e la natura riprende il proprio posto sul trono del pianeta. La flora e la fauna marine ricominciano a farsi notare da noi, uomini della contemporaneità che avevamo dimenticato o, in alcuni casi, mai visto lo splendore del Mare.

A Napoli, dalla passeggiata di via Caracciolo si può apprezzare un'acqua che ricorda quella delle più nascoste calette dei Caraibi.



A Venezia, nei famosissimi canali della città lagunare sono tornati i pesci.



A Cagliari, addirittura, sono stati avvistati banchi di delfini nei pressi del porto cittadino.



Le immagini scattate dai satelliti della Nasa dimostrano, senza alcun dubbio, che l'inquinamento è crollato in tutte le zone della quarantena, con grande giovamento delle acque (non dimentichiamo che moltissimi fiumi sono tornati ad essere puliti e popolati da una copiosa fauna dopo tanti decenni), delle pianure, dei boschi, delle montagne.
Chissà se l'Uomo imparerà almeno questa lezione dopo la terribile esperienza della pandemia da coronavirus. Non ci resta che sperarlo.