Capo Horn e l'orecchino d'oro



Oggi raccontiamo la storia di un promontorio leggendario e di una antica tradizione, sopravvissuta alle modernità dei tempi e tuttora in auge. Si tratta di Capo Horn, il lembo di terra che separa l'Atlantico e il Pacifico nel punto più a sud del continente americano. E di un orecchino d'oro.
In terra cilena, Capo Horn (55°58’28” Sud 67°16’20” Ovest) è uno sperone di roccia che segna la fine della Terra del fuoco, e con essa del continente americano. Si alza al cielo a 424 metri dal suolo dell’isla Hornos, la più occidentale del gruppo delle Hermite.
Capo Horn è diventato presto l'emblema del marinaio leggendario, capace di sfidare le onde impetuose e i gelidi venti di questa zona del pianeta. Chi doppiava Capo Horn dal Pacifico all'Atlantico, lo faceva col vento a favore; chi lo doppiava in senso contrario, lo faceva addirittura coi venti contrari. Una vera impresa, tanto è vero che chi vi riusciva poteva fregiarsi di un orecchino d'oro sul lobo destro (perché Capo Horn sta alla nostra destra se lo doppiamo controvento).
Sulla tradizione dell'orecchino non si è tutti concordi: alcuni cape hornier, cioè coloro che hanno doppiato il capo, lo hanno indossato anche sul lobo sinistro nel caso in cui lo avessero doppiato coi venti a favore, e quindi tenendo Capo Horn sulla sinistra. I cape hornier più puri, invece, ritengono che dell'orecchino possano fregiarsi solo coloro che doppiano il capo controvento, e quindi che il pendaglio possa essere indossato solo al lobo destro. Sempre i puristi ritenevano che il titolo di cap hornier spettasse in realtà solo ai comandanti, detti albatross; ufficiali e marinai erano invece mallyhawk.
Al giorno d'oggi, queste distinzioni tra puristi e non forse hanno perso valore: doppiare Capo Horn è talmente bello, affascinante, faticoso, romantico e, se vogliamo, antimoderno, che anche se lo si supera da Ovest a Est è giusto poter indossare l'orecchino d'oro. L'importante è mantenere la distinzione sul lobo, così da identificare la modalità del doppiaggio.

Ma perché questo dannato Capo Horn è così leggendario?
Sicuramente perché superarlo era davvero difficile e faticoso: in media ci volevano 35-40 giorni, ma il veliero tedesco Susanna nel 1905 ci impiegò 90 giorni. Il nome stesso, Capo Horn, è legato al doppiaggio di questo punto. I primi a superarlo furono nel 1616 il mercante-navigatore Jacob Le Maire (figlio di Isaac, uno dei fondatori della Compagnia olandese delle Indie Occidentali e finanziatore della spedizione) e il capitano Willem Cornelius Schouten. Essi salparono dai Paesi Bassi con due navi: la Hoorn, il nome della città di Schouten, che andrà distrutta, e la Eendracht, con la quale doppiarono lo Scoglio il 29 gennaio 1616. Schouten volle battezzarlo Kaap Hoorn, come la nave perduta e le sue radici. 
Secondo lo storico John Lyman calcola che tra il 1850 e il 1920 avrebbero doppiato il Capo diecimila navi e che 800 non ce l’avrebbero fatta, naufragandovi con un pegno di quasi diecimila anime. Da ciò nacque il nome di Rota de la Muerte, la rotta della morte, per identificare i velieri che dal New England volevano raggiungere la California, scaricare emigranti e merci e caricare oro.


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