La democrazia dei pirati



E' incredibile a dirsi, eppure era così: i pirati che terrorizzavano navi, marinai e città costiere, realizzarono a bordo delle loro navi un sistema di governo realmente democratico. E misero in piedi persino una sorta di ente di previdenza ed assistenza per i malati ed i mutilati. 
A darcene testimonianza tra i primi fu il "Giornale di bordo" del chirurgo francese A.O. Exquemelin, pubblicato nel 1978. Exquemelin fece parte di un equipaggio di pirati e, poiché sapeva leggere e scrivere, annotò sul suo diario dettagli, riti e caratteristiche della vita piratesca.
Afferma Exquemelin che i pirati accettavano di buon grado le regole e che il capitano veniva scelto dall’equipaggio attraverso una votazione in cui tutti contavano lo stesso: il quartiermastro come il mozzo, il primo ufficiale come l'ultimo marinaio. Addirittura, lo stesso equipaggio poteva destituire il capitano se riteneva che fosse inadatto al comando: a seguito di una votazione, poteva fornire al capitano "la macchia nera", un simbolo di sfiducia dell'equipaggio verso il proprio capitano, il quale veniva messo da parte e poteva (in alcuni casi, doveva) lasciare la nave.
Per quanto riguarda "la cassa mutua", ai feriti ed ai mutilati veniva data una cospicua ricompensa in "pezzi da otto": i Real da 8 erano monete d'argento del valore di otto reales spagnoli. I proventi delle razzie erano divisi in parti uguali: a volte, però, poteva capitare che al capitano o ad altri ufficiali fosse riservata una parte superiore a una unità, ma comunque il tutto veniva stabilito prima. 

Lo scrittore Marcus Rediker, nel suo libro Villains of All Nations: Atlantic Pirates in the Golden Age evidenzia che la vita a bordo delle navi commerciali era terribilmente dura che molti marinai si ammutinavano preferendo i rischi di una vita "breve, ma felice", come era il motto di Bartholomew Roberts, uno dei più grandi capitani pirata di tutti i tempi, conosciuto col nome di Black Bart.
Chi aveva conosciuto la brutalità dei capitani "regolari", sapeva bene che l’unica alternativa valida era un sistema di regole fondate non sulla coercizione, ma sulla condivisione e sull'uguaglianza di ciascun membro dell’equipaggio. 
Sulle navi dei pirati e tra i "fratelli della costa" le cose funzionavano così: era l’istinto di libertà dei pirati, la loro tolleranza verso uomini di altra etnia o religione, tanto che Defoe paragonò la ribellione dei pirati a quella degli schiavi guidati da Spartaco, nell'Antica Roma.

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